Sotto il cielo di Nut. Egitto divino - Museo Archeologico, Corso Magenta, 15 - Milano
Mostra in corso dal 7 maggio 2021 al 8 maggio 2022
Una grande mostra porta il visitatore a scoprire il mondo antico degli Egizi attraverso sculture in bronzo, pietra
e faïence, rilievi votivi, sarcofagi, mummie ed elementi del corredo funerario, tutti
appartenenti alla collezione egizia del Civico Museo Archeologico di Milano.
Comunicato stampa della Mostra Sotto il cielo di Nut. Egitto divino
Dal 7 maggio 2021 la mostra riapre al pubblico con un percorso modificato, che
valorizza ulteriori reperti della collezione egizia milanese.
Al posto dei materiali che
erano stati concessi in prestito da alcuni musei e che sono rientrati nelle rispettive sedi,
sono ora esposte importanti opere del museo restaurate durante i mesi di
chiusura. Tra questi spiccano il papiro dell'Amduat, un modello di scultura con testa
femminile con copricapo di avvoltoio e una stele facente parte della collezione di Edda
Bresciani, acquisita dal museo nel 2001.
Accompagnano l'esposizione, oltre ad alcune riproduzioni degli splendidi disegni
dell'egittologo milanese Luigi Vassalli (1812-1877) anche i fumetti creati dai
partecipanti al Comics Contest, lanciato in occasione dell'apertura della mostra a maggio
2020 e che vedrà la premiazione dei vincitori con un Abbonamento Musei Lombardia e
gadget a tema.
Il percorso dell'esposizione, che conta poco meno di 150 opere, resta sostanzialmente
invariato: il mondo del divino in Egitto viene illustrato attraverso sculture in bronzo, pietra
e fa�ence, rilievi votivi, sarcofagi, mummie ed elementi del corredo funerario, tutti
appartenenti alla collezione egizia del Civico Museo Archeologico di Milano.
All'interno della mostra l'applicazione 3D interattiva PERVIVAL accompagnerà il
visitatore alla scoperta del rituale funerario dell'antico Egitto, caratterizzato da una
molteplicità di oggetti e azioni sacre connessi tra loro e spesso di difficile comprensione per
il pubblico. PERVIVAL è stata sviluppata dai gruppi di ricerca di Computer Vision &
Reverse Engineering e Virtual Reality del Politecnico di Milano, che l'ha cofinanziata
insieme a Fondazione CARIPLO.
La molteplicità degli d'i e delle loro forme nell'arte e nella spiritualità dell'antico Egitto è uno degli aspetti più caratteristici di questa civiltà millenaria. l'esistenza di tante figure
divine, i cui nomi sono noti dalle fonti testuali che spesso accompagnano le immagini, ha
suscitato fin dall'antichità ammirazione nei confronti degli abitanti della valle del Nilo,
considerati particolarmente devoti e in possesso di un sapere occulto. d'altro canto, il
ricorso a figure ibride che uniscono a forme umane forme animali, nonché il culto particolare tributato ad alcuni animali sono stati visti con sospetto da culture improntate
all'antropomorfismo come sola modalità di raffigurazione della divinità. La spiritualità
egizia, da questo punto di vista, non sarebbe che il riflesso di una cultura primitiva,
idolatra, dominata dal timore verso le forze naturali. Come ricomporre questi diversi
sguardi? Cosa si nasconde dietro questa incredibile ricchezza di immagini che ci
attraggono ancora oggi, e non solo per la loro indubbia eleganza formale?
l'unico modo per rispondere a tale quesito è cercare di entrare nell'universo spirituale e
concettuale di questa civiltà, che ha elaborato in modo originale una propria visione del
cosmo e del ruolo che in esso è riservato tanto all'uomo quanto agli d'i. Questa visione è stata instancabilmente tradotta nelle forme reputate più consone per esprimere ciò che non è né visibile né rappresentabile: il divino e ciò che c'è al di l' della morte.
Il percorso espositivo si articola in quattro sezioni.
1) Origine degli d'i e del cosmo
La prima sezione affronta il tema dell'origine degli d'i e del mondo. In Egitto non
esiste un unico mito della creazione, ma diverse tradizioni, sviluppatesi nel corso del tempo
e in diverse località, che testimoniano una costante riflessione sul tema. Aldil' dei diversi
protagonisti divini e delle diverse modalità, tutte le �origini� sono comunque concepite
come un processo che vede la figura di una divinità creatrice con forti connotazioni solari,
che dopo aver generato se stessa emergendo da una preesistente entità primordiale, dà origine all'intero mondo creato, agli d'i stessi, al tempo e al cosmo.
l'entità primordiale che precede la creazione è il Nun è un caos liquido, informe,
indifferenziato e oscuro è che tuttavia non scompare con la nascita del cosmo, ma permane
a circondare il mondo creato, minacciandone costantemente la sopravvivenza. La creazione è dunque concepita come un processo generativo che si ripete continuamente, a
fondamento del quale è il quotidiano ciclo del sole. Questi muore ogni sera per rinascere
ogni mattina, partorito nuovamente dalla dea del cielo Nut, dopo aver compiuto, allo scopo
di rigenerarsi, un percorso notturno nel mondo sotterraneo ed oscuro, dominato da forze
potenzialmente distruttrici.
Mantenere l'equilibrio tra forze generatrici e distruttrici, fra il cosmo ordinato e il caos
minaccioso spetta tanto agli d'i quanto agli uomini, chiamati a cooperare per questo scopo.
Questo equilibrio, che è insieme ordine cosmico e sociale, ha una forma e un volto nella
dea Maat.
Compito del faraone è garantire equità e giustizia sociale e fare da intermediario tra mondo
umano e divino. La sua persona è scelta dagli d'i per occupare un ruolo sacro fra gli uomini,
in quanto figlio del dio-solare creatore. La sua divinizzazione si realizzerà compiutamente
solo con la morte, quando si unirà agli d'i nell'Aldil'.
2) Forme degli d'i
La straordinaria varietà e complessità iconografica degli d'i egizi è il fulcro
tematico della seconda sezione espositiva. Forme antropomorfe accanto a forme
completamente animali (teriomorfe) e a forme ibride-caratterizzate da corpi umani e teste
animali o viceversa-sono tutte possibili ed intercambiabili modalità figurative che
rispondono all'esigenza di esplicitare la natura e il potere di un'entità divina, la cui vera
essenza e il cui �vero nome� restano in ultima analisi inconoscibili all'uomo.
In questa sezione vengono illustrate alcune divinità del ricco pantheon egizio, nelle loro
possibili forme iconografiche; una selezione di reperti e mummie animali consente di
affrontare il tema del culto degli animali nell'antico Egitto. Tale culto è documentato
soprattutto nell'Egitto faraonico più tardo (I millennio a.C.) e nella successiva epoca
tolemaico-romana (IV sec. a.C. è II. d.C. ca.).
3) Comunicare con gli d'i: la devozione
Invisibili ma onnipresenti nella realtà, gli d'i erano considerati imprescindibili nella
vita umana. Se il principale intermediario tra l'uomo e gli d'i nello svolgimento dei riti e
dei culti era il faraone e, per sua delega, il corpo sacerdotale, esisteva nondimeno un
rapporto personale fra la divinità e l'uomo comune. A questo rapporto di comunicazione è dedicata la terza sezione della mostra. La protezione divina è necessaria per superare tanto
ogni fase della vita (la maternità e la nascita erano momenti particolarmente pericolosi)
quanto le diverse insidie quotidiane.
La magia, che ha agito anche nel momento della creazione permettendone di fatto lo
svolgimento, è un'entità essa stessa divina è Heka è senza la quale perfino gli d'i sono
inermi. Sia gli d'i sia gli uomini ne hanno bisogno, i primi nello scontro contro le forze del
disordine, i secondi per indirizzare le entità divine ad intervenire a proprio beneficio.
In Egitto la magia è priva di quella connotazione negativa che il termine ha assunto nei
secoli nella cultura occidentale, ed è invece parte integrante della pratica religiosa.
4) Diventare esseri divini
Agli d'i era chiesta la protezione nella vita quotidiana, ma erano anche affidate le
più profonde speranze post-mortem. Nella concezione egizia, a conferire piena
realizzazione alla vita terrena dell'uomo era la speranza di essere ammesso alla vita eterna
fra gli d'i. Nella visione egizia del mondo non c�era differenza di sostanza fra d'i, uomini,
e animali, essendo tutti frutto della medesima creazione divina. In questa �logica� si inserisce
la promozione, post-mortem, a divinità (analoghe ai nostri santi) di uomini particolarmente
meritevoli, come per esempio l'architetto Imhotep.
Il mito del dio Osiride, che ha sperimentato la morte per rinascere, sotto una nuova forma,
nell'Aldil', è l'esempio su cui si plasmano le aspettative di trasformazione del defunto. Non
solo il faraone, ma, certamente a partire dall'inizio del II millennio a.C., qualsiasi defunto,
attraverso il rituale d'imbalsamazione e il culto funerario assicurato dai famigliari, poteva
aspirare alla propria trasformazione in un essere luminoso (akh) ammesso fra il consesso
divino. l'ultima parte della mostra è dedicata quindi al defunto, al suo viaggio
ultramondano e agli d'i che ne costellano il cammino.
Filo conduttore dell'esposizione è l'invisibile e inafferrabile natura degli d'i, la cui vera
immagine e il cui vero nome è ci dicono i testi è erano sconosciuti all'uomo, ma sarebbero
stati noti ai defunti divenuti spiriti luminosi (akhu) e quindi d'i (netjeru) loro stessi, ammessi
così a vivere accanto agli d'i in eterno.
Il catalogo della mostra è realizzato da Officina Libraria, Milano.
La mostra è finanziata con contributi della Fondazione CARIPLO.
Orari:
da martedì a domenica dalle 10.00 alle 17.30. Chiuso il lunedì, 1° maggio, 25 dicembre. La prenotazione è obbligatoria il sabato e i giorni festivi. Il primo e il terzo martedì del mese dalle ore 14:00 è concesso a tutti l'ingresso gratuito
Biglietti: € 5 intero, € 3 ridotto. Gratuito per minori
di 18 anni e martedì dalle 14.00. Il museo aderisce ai circuiti Tourist
Museum Card e Abbonamento Musei Lombardia.
Telefono:
+39.02.88465720
Sito web: Museo
Archeologico |