Henri Cartier-Bresson. Cina 1948-49 | 1958 - Mudec, Museo delle Culture, via Tortona,
56 - Milano
(Foto: Pechino, luglio 1958. Gelatin silver print, 1970s © Fondation Henri Cartier-Bresson/Magnum Photos)
Mostra in corso dal 18 febbraio al 3 luglio 2022
Il Mudec ospita una mostra che riunisce un eccezionale corpus di fotografie e documenti di archivio del fotoreporter francese: oltre 100 stampe originali insieme a pubblicazioni di riviste d’epoca, documenti e lettere provenienti dalla collezione della Fondazione HCB.
Comunicato stampa della Mostra Henri Cartier-Bresson. Cina 1948-49 | 1958
«Occhio del secolo»: così viene definito Henri Cartier-Bresson (1908-2004), uno dei più
importanti protagonisti culturali del ‘900, considerato il pioniere del fotogiornalismo.
Dal 18 febbraio arriva in Italia per la prima volta una sua mostra personale legata a due
reportage cinesi per i quali egli è ricordato come maestro assoluto del cosiddetto «Istante
decisivo» in fotografia.
La mostra “Henri Cartier-Bresson. Cina 1948-49 | 1958”, al Mudec Photo dal 18 febbraio al
3 luglio 2022, prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, promossa dal Comune di
Milano-Cultura e curata da Michel Frizot e Ying-Lung Su è stata realizzata grazie alla
collaborazione della Fondazione Henri Cartier-Bresson e riunisce un eccezionale corpus di
fotografie e documenti di archivio del fotoreporter francese: oltre 100 stampe originali
insieme a pubblicazioni di riviste d’epoca, documenti e lettere provenienti dalla collezione della
Fondazione HCB.
Un excursus senza precedenti che racconta due momenti-chiave nella storia della Cina: la
caduta del Kuomintang (1948-1949) e il "Grande balzo in avanti" di Mao Zedong (1958).
Un momento importante nella storia del fotogiornalismo mondiale, vissuto attraverso il
personale approccio del maestro Cartier-Bresson, il quale per primo evidenzia – attraverso
l’occhio del suo obiettivo – temi importanti del cambiamento nella storia contemporanea
cinese, riuscendo a presentare al mondo occidentale anche aspetti tenuti nascosti dalla
propaganda di regime come lo sfruttamento delle risorse umane e l’onnipresenza delle milizie.
Attraverso i suoi scatti l’artista è riuscito a raccontare, per decenni, con incredibile eleganza e
puntualità, la storia del mondo dalla Francia alla Cina, dall’India agli Stati Uniti.
Uno stile unico in grado di cogliere l’immediatezza e la veridicità dell’«Istante decisivo». In
questa prospettiva l’uso del bianco e nero nelle sue fotografie gli permette di evidenziare la
forma e la sostanza della realtà. Ogni suo scatto è così in grado di cogliere la
contemporaneità delle cose e della vita.
LA MOSTRA
Il 25 novembre 1948 la rivista “Life” commissiona a Henri Cartier-Bresson un reportage sugli
“ultimi giorni di Pechino” prima dell’arrivo delle truppe di Mao. Il soggiorno, previsto di due
settimane, durerà dieci mesi, principalmente nella zona di Shanghai.
Cartier-Bresson documenterà la caduta di Nanchino, retta dal Kuomintang, e si troverà poi
costretto a rimanere per quattro mesi a Shanghai, controllata dal Partito Comunista, per
lasciare infine il Paese pochi giorni prima della proclamazione della Repubblica Popolare
Cinese (1° ottobre 1949).
Col passare dei mesi, il suo racconto dello stile di vita cinese “tradizionale” e dell’instaurazione
di un nuovo regime (Pechino, Hangzhou, Nanchino, Shanghai), realizzato con totale libertà
d’azione, riscuote grande successo sulle pagine di “Life” e delle maggiori altre riviste
internazionali d’informazione (compresa l’appena fondata “Paris Match”).
Il lungo soggiorno di Cartier-Bresson in Cina segna una svolta nella storia del
fotogiornalismo: l’agenzia Magnum Photos era stata fondata (con la partecipazione dello
stesso Cartier-Bresson) diciotto mesi prima a New York, e il reportage cinese proponeva un
nuovo stile, meno legato agli avvenimenti, più poetico e distaccato, attento tanto ai soggetti
ritratti quanto all’equilibrio formale della composizione. Molte di queste immagini sono tuttora
tra le più famose nella storia della fotografia (per esempio, il Gold Rush in Shanghai).
A partire dagli anni Cinquanta, a seguito di China 1948-49, Cartier-Bresson diviene uno dei
maggiori nomi di riferimento del “nuovo” fotogiornalismo e, in generale, del rinnovamento
della fotografia. I volumi The Decisive Moment (Verve, 1952) e D’una Chine à l’autre (Delpire,
1954), con prefazione di Jean-Paul Sartre, lo confermano.
Nel 1958, in prossimità del decimo anniversario di quel primo reportage, Cartier-Bresson si
mette nuovamente in viaggio, stavolta in una situazione del tutto differente: per quattro mesi,
obbligatoriamente accompagnato da una guida, percorre migliaia di chilometri in Cina per
visitare luoghi selezionati, complessi siderurgici, grandi dighe in costruzione, pozzi petroliferi,
paesi rurali “modello” sulle tracce del “Grande balzo in avanti” per documentare gli esiti
della Rivoluzione e dell’industrializzazione forzata delle regioni rurali.
Di tutto ciò, comunque, riesce a mostrare anche gli aspetti meno positivi: lo sfruttamento del
lavoro umano, il controllo militare, l’onnipresenza della propaganda. Ancora una volta, il
reportage China 1958 riscuoterà un grande successo editoriale, con pubblicazioni programmate
su scala internazionale, durante la prima settimana del gennaio 1959. Supportato dalla
reputazione dell’autore e dalla competenza di Magnum, segnerà in Occidente l’immagine della
Cina di Mao fino agli anni Settanta.
Questa mostra, curata da Michel Frizot e Ying-Iung Su, presenta oltre cento stampe originali del
1948-49 e del 1958, insieme a numerosi documenti d’archivio ed è realizzata in collaborazione
con Fondation Henri Cartier-Bresson.
All’interno del bookshop della mostra è disponibile il volume “Henri Cartier-Bresson. Cina
1948-49 | 1958”, edito da 24 ORE Cultura
Orari: lunedì
dalle 14.30 alle 19.30; da martedì a domenica dalle 9.30 alle 19.30; giovedì e sabato dalle 9.30 alle 22.30 (ultimo ingresso
un'ora prima della chiusura).
Biglietti: intero €
14, ridotto € 12.
Telefono:
+39.02.54917
E-mail: [email protected]
Sito web: Mudec |