Dalì, Magritte, Man Raye e il Surrealismo. Capolavori dal Museo Boijmans Van Beuningen - Mudec, Museo delle Culture, via Tortona,
56 - Milano
(Foto: René Magritte. La maison de verre. 1939. Gouache su carta. Museum Boijmans Van Beuningen, Rotterdam. Credit line photographer: Studio Tromp. © RENE MAGRITTE, by SIAE 2023)
Mostra in corso dal 22 marzo al 30 luglio 2023
Il Mudec propone una mostra in cui la collezione di arte surrealista del museo Boijmans Van Beuningen - famosa in tutto il mondo - dialoga con alcune opere della Collezione Permanente del Mudec
Comunicato stampa della Mostra Dalì, Magritte, Man Raye e il Surrealismo
Il Surrealismo è (…) «automatismo psichico puro, attraverso il
quale ci si propone di esprimere, con le parole o la scrittura o in
altro modo, il reale funzionamento del pensiero. Comando del
pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla
ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica e morale.»
[André Breton, Manifesto del Surrealismo, 1924]
Era il primo dicembre 1924 quando a Parigi il poeta André Breton pubblicava la sua raccolta
di prose “Poisson Soluble”, la cui introduzione sarebbe diventata il Primo Manifesto del
Surrealismo, inaugurando ufficialmente la più onirica tra le avanguardie del XX secolo. I
Surrealisti cercarono di esplorare la psiche umana oltre i limiti imposti dalla ragione, di
espandere la realtà oltre i suoi confini fisici, per attingere a una dimensione più piena
dell’esistenza che definirono surrealtà.
Una visione - quella comune a tutte le manifestazioni surrealiste - che critica fortemente la
razionalità cosciente, libera le potenzialità immaginative dell'inconscio per il raggiungimento
di uno stato conoscitivo di "sur-realtà", in cui veglia e sogno sono entrambe presenti e si
conciliano in modo armonico e profondo, creando spesso immagini nitide e reali ma
accostandole tra di loro senza alcun nesso logico. Oltre alla liberazione dell’individuo,per la
quale fecero riferimento soprattutto alle idee della psicoanalisi freudiana, i surrealisti
perseguirono anche l’ideale di una liberazione della società in senso politico, schierandosi
su posizioni progressiste e anticolonialiste.
Si capisce bene allora come il Surrealismo non fosse solo uno stile, un movimento artistico,
quanto piuttosto un atteggiamento, un modo alternativo di essere e concepire il mondo, un
modo di pensare radicalmente nuovo che trasformò le esistenze dei loro membri.
È su questo concetto fondamentale che si sviluppano i molteplici temi della nuova mostra che
il Mudec inaugura il 22 marzo a Milano “Dalí, Magritte, Man Ray e il Surrealismo.
Capolavori dal Museo Boijmans Van Beuningen.”, presentando 180 opere, tra dipinti,
sculture, disegni, documenti, manufatti, tutti provenienti dalla collezione del museo Boijmans
Van Beuningen, uno dei più importanti musei dei Paesi Bassi, in dialogo con alcune opere della
Collezione Permanente del Museo delle Culture.
La mostra, prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE e promossa dal Comune di MilanoCultura, è stata resa possibile grazie al generoso prestito di opere d'arte da parte del Museo Boijmans Van Beuningen, Rotterdam, Paesi Bassi e a Fondazione Deloitte, Institutional
Partner della mostra.
La curatela della mostra è affidata alla storica dell’arte Els Hoek, curatrice del museo, con la
collaborazione di Alessandro Nigro, professore di Storia della critica d’arte presso l’Università
di Firenze, a cui in particolare è affidato il fil rouge della mostra sul fondamentale quanto
complesso rapporto tra il Surrealismo e le culture native. Ciò evidenzia ancora una volta
come il Mudec sia la sede ideale per ospitare iniziative volte a stimolare il dialogo e il
confronto tra culture diverse.
Sponsor della mostra è BPER.
LA MOSTRA
Il Museo Boijmans Van Beuningen possiede una collezione di arte surrealista unica e famosa
in tutto il mondo, che annovera artisti come Salvador Dalí, Max Ernst, René Magritte e Man
Ray; il museo racconta un intero movimento artistico non solo esponendone le opere ma anche
approfondendo con focus verticali le tecniche, gli stili, i materiali, riflettendo così i metodi e le
idee di lavoro degli artisti legati al movimento. Oltre a dipinti, oggetti e opere su carta, la
collezione comprende numerosi libri rari, periodici e manifesti di importanti artisti e scrittori
surrealisti.
Il Boijmans cominciò a raccogliere arte surrealista dall'inizio degli anni Sessanta. Da quel
momento in poi, la collezione non si è limitata solo al periodo storico del movimento (che va
dagli anni Venti fino agli anni immediatamente successivi alla Seconda guerra mondiale), ma si
è via via arricchita di opere di arte contemporanea nate da idee ispirate al movimento o
realizzate da artisti con una poetica che può essere definita come surrealista.
La scelta di curare una mostra per il Mudec ha portato a una selezione della collezione, con
un focus particolare sull'interesse dei surrealisti per le culture native. La loro critica alla
cultura e alla società occidentale industrializzata li spinse infatti a cercare modelli alternativi.
Questa ricerca portò Breton e i suoi a studiare e collezionare gli oggetti etnografici, che
entrarono a far parte dell’orizzonte concettuale del movimento.
Particolare attenzione viene data all’approfondimento delle tematiche fondamentali su cui si
è focalizzata la ricerca surrealista – sogno, psiche, amore e desiderio, un nuovo modello di
bellezza; attraverso opere di artisti famosi ma anche meno conosciuti, pubblicazioni e
documenti storici, la mostra fornisce al pubblico una visione a 360 gradi dell’universo
surrealista.
L'ampia selezione di capolavori presentati nella mostra racconta al visitatore quali fossero
le principali premesse e motivazioni dei surrealisti: utilizzando oggetti trovati, tecniche
automatiche o pratiche simili a giochi, gli artisti tentarono di escludere la sfera della
razionalità, nella speranza di creare uno shock poetico che avrebbe cambiato il mondo.
Le sei sezioni presentano il mondo del Surrealismo nei più diversi ambiti artistici: dipinti, opere
su carta, pubblicazioni e oggetti, sculture… la poetica surrealista pervade le sale, una dopo
l’altra, in un percorso suggestivo e affascinante.
Ogni sezione è introdotta da una scultura chiave o un oggetto iconico, che parla al visitatore
evocando il tema della sezione, e da una citazione, che racconta e ricorda al pubblico come il
surrealismo fu anche manifesto filosofico, pensiero poetico, sguardo incantato su una realtà
‘altra’.
SEZIONE 1
Una rivoluzione surrealista
“Siamo alla vigilia di una rivoluzione – Surrealismo. Puoi partecipare”
[L'Ufficio centrale di ricerca surrealista, 1924]
La prima sezione contiene alcuni straordinari capolavori che attirano lo spettatore
introducendolo direttamente nel mondo del Surrealismo. Il surrealismo non è uno stile, ma
un atteggiamento. Si parla per questo motivo di “mentalità” surrealista, che si esprime in
diversi stili e discipline artistiche. Un momento introduttivo al mondo del Surrealismo, dove
accanto al libretto originale del Manifesto del Surrealismo di André Breton, pubblicato a Parigi
nel 1924, si può ammirare l’iconico sofa di Dalí a forma di labbra (Mae West Lips Sofa, da 1938).
SEZIONE 2
Dadaismo e Surrealismo
“C'è una grande opera negativa di distruzione da compiere.
Dobbiamo spazzare e pulire”.
[Tristan Zara, 1918]
La sezione mostra le origini dadaiste del Surrealismo - con opere e pubblicazioni di Kurt
Schwitters, Tristan Tzara e Francis Picabia. Presenta tre artisti Dada che hanno avuto un ruolo
importante nel gruppo surrealista: Max Ernst, Man Ray e Marcel Duchamp. In mostra tra gli
altri lavori, Cadeau (Audace) di Man Ray o la Scatola in valigia di Duchamp (De ou par Marcel
Duchamp ou Rrose Selavy) del 1952.
SEZIONE 3
La mente sognante
“Siamo tutti in balia del sogno. E dobbiamo sottometterci al suo potere in uno stato di veglia.”
[La rivoluzione surrealista n. 1, 1924]
I surrealisti furono fortemente influenzati dalle idee della psichiatria e della psicoanalisi
del loro tempo (Sigmund Freud, Pierre Janet, Carl Gustav Jung). Gli artisti hanno esplorato
l'inconscio ed evocato mondi onirici, in una fusione perfetta tra psicologia e arte.
A questo proposito la sezione indaga in modo particolare la visione artistica di Salvador Dalí.
Dalí era interessato a Freud e dipingeva anche paesaggi onirici, ma si accorse nel tempo che la
sua tecnica pittorica era troppo lenta e che le immagini diventavano coscienti. Di conseguenza
sviluppò il suo "metodo paranoico-critico", che di fatto lo portò a creare immagini multiinterpretabili e ‘stratificate’. In mostra in questa sezione la sua Venere di Milo a cassetti, del 1936.
SEZIONE 4
Il caso e l'irrazionale
“Vivevamo in uno stato di euforia. Quasi nell'ebbrezza della scoperta.”
[André Breton, 1952]
La quarta sezione si concentra sui vari metodi usati dai surrealisti per ottenere l'accesso
all'inconscio. Dai giochi d'azzardo al collage, al frottage, alla scrittura e al disegno dal flusso di
coscienza. Alcuni artisti hanno cercato mezzi e modi per avere le allucinazioni o hanno usato
esperienze psicotiche nel loro lavoro.
Uno dei capolavori più importanti in questa sezione è quello di Eileen Agar, Figura seduta.Nel
1928 Eileen Agar incontrò André Breton e Paul Éluard a Parigi. Allo stesso tempo, i fossili e le
ossa di creature preistoriche nel Jardin des Plantes la stavano affascinando per il loro ingegnoso
disegno astratto. Da questo momento in poi Agar combinerà nel suo lavoro strutture di antichi
animali, piante e alghe marine con il mondo aereo della sua immaginazione, cercando di
avvicinare nuovamente la cultura occidentale alla natura.
SEZIONE 5
Desiderio
“[Il desiderio è] l'unico principio motivante al mondo. L'unico maestro che l'uomo deve riconoscere…”
[André Breton, 1937]
Qui sono raccolte opere che - in modo più o meno esplicito - trattano di amore e desiderio
(sessuale). I surrealisti esplorarono la loro sessualità per accedere ad aree che la società
borghese aveva represso da tempo. Un esempio ne è la Venere restaurata di Man Ray, presente
in mostra. Come molti altri surrealisti, Man Ray si immerge in un inebriante mondo di amore e
desiderio, praticando l'amore libero e fotografando le donne nei modi più sensuali. Man Ray era
anche affascinato dal feticismo erotico e dai romanzi sadomasochisti del marchese de Sade, che
vedeva come una vera espressione di desiderio represso. Nella sua opera del ’36 Man Ray ha
"restituito" la dea dell'amore al suo vero io.
SEZIONE 6
Stranamente familiare
“Il mondo è stato alterato. Non ci sono più cose ordinarie”.
[Paul Nougé, 1931]
I surrealisti ammiravano profondamente I Canti di Maldoror. In questo romanzo gotico del XIX
secolo, la bellezza è descritta come "l'incontro casuale di un ombrello e una macchina da cucire
su un tavolo da dissezione". Gli artisti surrealisti hanno preso questo come loro credo, creando
una bellezza attraverso combinazioni insolite comparabili tra loro.
Come racconta tra gli altri il dipinto di Meret Oppenheim Sotto le resede, presentato in questa
sezione. Oppenheim si trasferì a Parigi all'età di diciotto anni e divenne rapidamente un
membro importante del gruppo. Questo dipinto non sembrerebbe di per sé surrealista, se non
fosse che il titolo derivi dal libro cult surrealista I Canti di Maldoror. È proprio in questo libro
che si racconta come le resede, piccole piante che crescono ovunque in Europa, siano usate per
descrivere il tipo di modestia dietro cui gli esseri umani nascondono la loro natura vera e
malvagia.
IL SURREALISMO E LE CULTURE DEL SUD GLOBALE
Nell’ambito della mostra, una sezione particolare approfondisce il tema del complesso
rapporto tra il Surrealismo e le culture del sud globale1.
Tale rapporto costituisce un fil rouge che accomuna numerosi protagonisti del movimento, a
partire dal capofila André Breton, che scoprì l’arte a quel tempo detta “primitiva” sin da ragazzo,
diventandone poi un importante collezionista.
Per i surrealisti quello per le culture native non fu solamente un interesse di tipo estetico
o collezionistico, ma costituì uno dei temi di riferimento del movimento.
I surrealisti ebbero in particolare una predilezione per gli oggetti etnografici oceanici e
dell’America del Nord, che apparivano ai loro occhi più fantastici e poetici di quelli africani (già
culturalmente connotati per il loro legame con il precedente Cubismo), nonché dotati di valenze
magiche e ancestrali che ben si armonizzavano con la poetica del movimento, che oltre al sogno
si era interessato agli stati di trance e ai poteri medianici. Gli artefatti delle culture native
venivano inoltre a integrarsi nel concetto di “meraviglioso”, una delle categorie fondanti del
movimento che assicurava l’accesso alla dimensione della surrealtà, essenziale per la
liberazione dell’individuo e per il suo affrancamento dalle convenzioni della società. Tali
manufatti, nella loro totale impermeabilità alle convenzioni mimetiche occidentali, sembravano
1 Il Sud globale è un termine usato negli studi postcoloniali per indicare i paesi una volta identificati come “in via di
sviluppo”. L’aggiunta della parola “globale” vuole porre l’accento sulle risultanze del colonialismo e della
globalizzazione nelle disparità tra nord e sud del mondo in termine di accesso alle risorse, livelli e speranza di vita, etc
etc..
inoltre incarnare anche un altro concetto chiave del movimento, quello della “bellezza
convulsiva”, non intesa quindi come equilibrio e armonia ma come tensionedistopica tra due
polarità contrastanti generanti energia.
La sezione della mostra percorrerà alcuni momenti salienti del rapporto tra surrealisti
e culture native, dalle mostre degli anni Venti presso la Galerie surréaliste al documento di
condanna dell’Esposizione coloniale del 1931, dall’etnografia sovversiva di George Bataille alle
all’Esposizione di oggetti surrealisti presso la Galerie Charles Ratton (1936), che sottolineò
l’affinità tra “oggetti trovati”, oggetti surrealisti e oggetti etnografici. E ancora si analizzerà il
ruolo giocato dagli artefatti non-occidentali nella poetica di alcuni protagonisti del movimento,
quali Max Ernst e Man Ray. Infine, si esaminerà il rapporto dei surrealisti con il Messico, paese
che André Breton aveva già visitato nel 1938, rimanendone affascinato, e che a partire dagli
anni della Seconda Guerra Mondiale divenne un centro di riferimento del Surrealismo insieme
a New York.
Città del Messico ospitò nel 1940 un’altra importante “Esposizione Internazionale del
Surrealismo” (dopo quelle di Santa Cruz, Londra e Parigi), in cui le opere esposte, tra le quali
anche il celebre dipinto di Frida Kahlo Le due Frida, vennero affiancate dai manufatti
precolombiani dell’artista messicano Diego Rivera. Nella capitale messicana si insediò una
colonia di artisti gravitanti intorno al surrealismo e all’arte fantastica e visionaria, tra i
quali si possono ricordare Leonora Carrington, Wolfgang Paalen, Alice Rahon, Remedios Varo,
Gordon Onslow Ford e César Moro. La vicinanza con la cultura indigena svolse un ruolo molto
importante per queste personalità. In Messico, infine, avrebbe trovato approdo l’estro
visionario di uno dei maggiori collezionisti di opere surrealiste, Edward James, di cui sarà
presente in mostra il celebre “ritratto” dipinto da René Magritte, La reproduction interdite
(1937).
La sezione sarà realizzata grazie ad alcune prestigiose opere d’arte surrealista
provenienti dal Museo Boijmans Van Beuningen, appositamente prestate per il focus sulle
culture non-occidentali, che entreranno in dialogo con una selezione di reperti delle
importanti collezioni del Mudec. Sarà così possibile ricreare, anche grazie alla presenza di
materiale documentario e multimediale, quello scambio diretto tra opere d’arte e oggetti
etnografici che aveva caratterizzato molte iniziative surrealiste. Grazie alla ricchezza e varietà
delle collezioni del Mudec, sarà possibile presentare artefatti delle culture native di riferimento
per i surrealisti, con particolare attenzione a quelli dell’Oceania e delle Americhe. Il focus
permetterà inoltre di valorizzare ulteriormente le collezioni del museo milanese, che presterà
per l’occasione anche importanti reperti attualmente conservati nei depositi e non visibili al
pubblico, fra i quali un notevole nucleo appartenente al collezionista milanese Alessandro
Passaré.
IL MUSEO BOIJMANS VAN BEUNINGEN
Museo poliedrico nel cuore di Rotterdam, nei Paesi Bassi, il museo offre al visitatore una
panoramica completa dell'arte occidentale, dal Medioevo ai giorni nostri. L'edificio del museo
è chiuso fino al 2029 a causa di importanti lavori di ristrutturazione, ma la collezione è visibile
in altri musei in tutto il mondo. Il deposito Boijmans Van Beuningen, deposito della collezione
del museo, è stato aperto nel novembre 2021 ed è ospitato in un edificio rivestito di specchi di
forma rotonda (MVRDV) accanto all'edificio del museo nel Museumpark di Rotterdam. È aperto
ai visitatori e offre una nuova e immersiva esperienza museale.
I CONTENUTI MULTIMEDIALI
Le sezioni della mostra sono arricchite da un affascinante apparato multimediale che completa
il quadro del racconto che caratterizza ogni sezione. Saranno proiettati spezzoni di film d’epoca
che hanno rivisitato la poetica surrealista contribuendo a formare nella società un nuovo modo
di approcciarsi alla realtà: da capolavori come Entr’acte (1924), un cortometraggio di Rene
Clair tratto da una sceneggiatura di Francis Picabia con diversi dadaisti (che in seguito
divennero surrealisti), a Spellbound di Alfred Hitchcock, del 1945.
I CURATORI
ELS HOEK
Els Hoek è curatrice presso il Museo Boijmans Van Beuningen. Ha iniziato la sua carriera come curatrice e
ricercatrice freelance nel 1983. Ha lavorato per musei, organizzazioni governative e l'Organizzazione olandese per
la ricerca scientifica (NWO). Dal 1986 in poi ha lavorato anche come critico d'arte per il quotidiano nazionale
olandese De Volkskrant, e come ricercatrice ed editrice di programmi d'arte per la televisione nazionale olandese.
Le è stato chiesto di sviluppare un programma televisivo per il Museo Boijmans Van Beuningen nel 2009. Sono
state trasmesse due serie di Boijmans TV. Allo stesso tempo, Hoek è stata coinvoltanella piattaforma video online
di Boijmans ARTtube, producendo e dirigendo video su arte e design. Ha curato mostre e condotto ricerche sulla
vita e l'opera dell'artista americano James Lee Byars su cui ha pubblicato uno studio, nel 2020. Oltre al suo lavoro
di curatrice della mostra itinerante della collezione Surrealismo del museo, sta attualmente sviluppando contenuti
per Depot Boijmans Van Beuningen.
ALESSANDRO NIGRO
Alessandro Nigro è professore associato di Storia della critica d’arte presso l’Università di Firenze. I suoi ambiti di
indagine includono la critica d'arte dal XVIII al XX secolo, le avanguardie storiche e il genere della ritrattistica. Per
i suoi progetti di ricerca sul Surrealismo, incentrati in particolare su aspetti quali il mercato dell’arte, il
collezionismo e la storia delle esposizioni, è stato Ricercatore invitato presso la Fondazione Cini di Venezia nel
2017 et Directeur d'études associe´presso la Fondation Maison des sciences de l'homme di Parigi nel 2018. Si è
interessato alle culture native sia in rapporto alla collezione di Bernard Berenson a Villa I Tatti, sia con riferimento
alle avanguardie e alle neoavanguardie. Ha pubblicato la monografia Ritratti e autoritratti surrealisti (Padova,
2015), incentrata sulla fotografia e sul fotomontaggio, con saggi su André Breton, Man Ray, Salvador Dalíe Claude
Cahun, e ha curato un numero della rivista «Mélusine» dedicato all’internazionalizzazione del Surrealismo (2022).
Informazioni utili per la visita
Orari: lunedì
dalle 14.30 alle 19.30; martedì, mercoledì, venerdì, domenica dalle 9.30 alle 19.30 (ultimo ingresso
un'ora prima della chiusura). Giovedì e sabato dalle 9.30 alle 22.30.
Biglietti: intero €
16; ridotto € 14.
Telefono:
+39.02.54917
E-mail: [email protected]
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