Leandro Erlich - Palazzo Reale,
Piazza del Duomo 12 - Milano
(Foto: Leandro Erlich.
Shikumen (2004).
A building facade laid flat under a mirror suspended at
a 45-degree angle. Dimensions variable
Fourteen different facades each specific to the city that
hosted the temporary installation)
Mostra in corso dal 22 aprile al 4 ottobre 2023
Palazzo Reale presenta un’importante esposizione dedicata a Leandro Erlich, artista contemporaneo che ha fatto numeri record di visitatori in ogni parte del mondo. Le sue opere arrivano finalmente a Palazzo Reale di Milano, per la sua prima mostra europea.
Comunicato stampa della Mostra Leandro Erlich
Un artista che non ha uguali e una mostra in cui nulla è come sembra.
�Il mio lavoro funziona come un'esperienza narrativa dispiegata nell'arena pubblica.
Costruisco storie visive tratte dalla vita quotidiana che evocano un insieme di circostanze ordinarie,
radicate nella realtà e nell'esperienza condivisa, ma che non funzionano come ci si aspetta.
Mi piace sviluppare progetti che spingono il pubblico oltre la soglia concettuale e mi piace lavorare con
una varietà di media e modalità espressive. Il mio lavoro comprende installazioni, oggetti, sculture, video
e persino la pittura. Creo strutture che innescano immagini e idee che, a loro volta, puntano verso nuove
realtà. Mi piace considerare questi pezzi come dispositivi relazionali che ispirano l'interazione e il gioco
tra gli spettatori. Intendo l'arte come un mezzo per coltivare nuovi approcci alla comprensione del
mondo, fisico, mentale, politico, simbolico.�
-
Leandro Erlich
La mostra Leandro Erlich. Oltre la soglia, promossa da Comune di Milano-Cultura, è prodotta e
organizzata da Palazzo Reale e Arthemisia, in collaborazione con lo Studio Erlich, con la curatela di
Francesco Stocchi.
Artista argentino, nato a Buenos Aires nel 1973, Erlich crea grandi installazioni con cui il pubblico si
relaziona e interagisce, diventando esso stesso l'opera d'arte.
Le sue opere sono uniche e rappresentano un'assoluta novità nel mondo dell'arte e uniscono creatività,
visione, emozione e divertimento.
Palazzi in cui ci si arrampica virtualmente, case sradicate e sospese in aria, ascensori che non portano
da nessuna parte, scale mobili aggrovigliate come fossero fili di un gomitolo, sculture spiazzanti e surreali,
video che sovvertono la normalità.
Sono tutti elementi che ci raccontano qualcosa di ordinario in un contesto stra-ordinario, dove tutto è diverso da quello che sembra, dove si perde il senso della realtà e la percezione dello spazio.
I lavori di Erlich sono frutto di una ricerca artistica profonda e concettuale, che gioca con i paradossi della
percezione e che ha già raggiunto milioni di visitatori nel mondo: 600.000 a Tokyo e 300.000 a Buenos
Aires, ovunque il pubblico è accorso alle sue mostre, caratterizzate da installazioni site specific molto
complesse da realizzare e quindi molto rare.
Dal 22 aprile 2023 a Palazzo Reale, viene data al pubblico la possibilità di conoscere il lavoro di Erlich
attraverso le sue opere più note ed iconiche, per la prima volta riunite in una sola sede con l'intento di
sistematizzare la produzione dell'artista.
Erlich ci porta in un altrove magico, dove il possibile diventa impossibile, ma che stupisce ed emoziona
grazie ad un grande senso estetico e una poesia fortemente intrinseca.
Il risultato è esplosivo, divertente, appassionante, indimenticabile.
Il suo lavoro esplora le basi percettive della realtà e la nostra capacità di interrogare queste stesse basi
attraverso un quadro visivo. L'architettura del quotidiano è un tema ricorrente nell'arte di Erlich, che mira
a creare un dialogo tra ciò che conosciamo come dato certo e ciò che percepiamo nella visione, così come
cerca di colmare la distanza tra lo spazio del museo e l'esperienza quotidiana.
l'artista si descrive così: Mi piace presentarmi come un artista concettuale che lavora nel regno del reale
e della percezione. Il mio soggetto è la realtà, i simboli e il potenziale di significato. Mi impegno a creare
un corpo di opere - soprattutto nella sfera pubblica - che si apra all'immaginazione, sovverta la normalità,
ripensi la rappresentazione e proponga azioni che costruiscano e decostruiscano situazioni per
sconvolgere la realtà. Parlando in generale.
Ogni opera di Leandro Erlich apre una finestra sul mondo sensibile, ma invece di ingannare l'occhio svela
gli inganni visivi a cui pu� essere soggetta la mente, aprendo nuovi orizzonti e interrogativi.
un'opera di Erlich suscita, come prima reazione, un senso di familiarità rispetto al quotidiano, per poi
insinuare un certo dubbio. Osservando con attenzione l'opera, lo sguardo dello spettatore inizia a dubitare
di ciò che percepisce trovandosi di fronte a un fenomeno inspiegabile.
Suscitare nel pubblico domande, dubbi, emozioni che interagiscono con i suoi lavori è l'obiettivo del fare
artistico di Erlich, ed è proprio la partecipazione dello spettatore che rende completa l'opera.
Difficile spiegare Erlich a parole, bisogna provare l'esperienza per capire.
La mostra vede come sponsor Generali Valore Cultura, con il sostegno di VeraLab e Mercato Centrale
Milano, come media partner Urban Vision e Outpump e mobility partner Freccia Rossa Treno Ufficiale.
Il catalogo è edito da Toluca �ditions ed è realizzato con il contributo di Galleria Continua.
La Mostra
Le creazioni di Erlich - come spiega il curatore della mostra Francesco Stocchi - sono strutture
architettoniche che funzionano come macchine ottiche che mettono in discussione il dato sensibile del
mondo. Con la mostra a Palazzo Reale di Milano, Erlich ha scelto l'italia come luogo d'elezione per la
presentazione dell'ambizioso progetto che, tramite la messa in scena di spazi di nuova percezione, stimola
la riflessione e la contemplazione.
La fascinazione nei confronti della sua opera da parte di un ampio pubblico, che va al di l' dei soli addetti
ai lavori, risiede nella sua necessità di rivolgersi direttamente allo spettatore, mettendolo di fronte a quesiti,
coinvolgendolo attivamente fino a esporlo universalmente.
Le 19 opere in mostra dimostrano che, liberandosi dalle nozioni acquisite con l'esperienza, ognuno di noi
pu� sperimentare una propria dimensione, una nuova visione non offuscata: l'avvento di un nuovo tipo di
mondo.
Ogni lavoro è un evento che riguarda l'osservazione di piccoli fenomeni banali che, trasferiti nello spazio
museale, acquistano una nuova condizione. L'opera stimola nuovi comportamenti collettivi e trasforma le
abitudini automatiche in momenti di rivelazione, disagio e riorganizzazione.
Quando poi si tratta di comportamenti sociali, Erlich diventa un vero e proprio agente di disturbo.
Allo spettatore è richiesto un impegno e un'azione partecipativa per svelare ogni opera, che volutamente
suscita, come prima reazione, un senso di familiarità rispetto al quotidiano, successivamente si insinua
anche un senso d'incertezza: l'attenzione richiesta al pubblico rappresenta la materia prima per Leandro
Erlich e solo il pubblico ne completa l'opera.
Le installazioni di Erlich nei musei di tutto il mondo hanno svelato livelli di lettura stratificati e complessi. Il
linguaggio dell'interattività, unito alla portata dei social media, permette alla sua azione artistica di
espandersi ben oltre le mura delle istituzioni. Erlich presenta immagini esplicite di una condizione attuale
esortando così il visitatore a riconoscere il proprio squilibrio, l'esclusione e l'auto fascinazione.
Il percorso espositivo inizia a sorprendere già nel Cortile di Palazzo Reale, dove è allestita la monumentale
installazione site-specific B�timent, creata nel 2004 per la Nuit Blanche di Parigi. Da allora è stata
presentata in tutto il mondo, adattandosi alle caratteristiche dell'architettura locale. Il meccanismo
espositivo è tuttavia sempre lo stesso: appoggiata orizzontalmente a terra è posizionata la riproduzione
della facciata di un edificio, con balconi, nicchie, fregi, tettoie. I visitatori si �appendono� virtualmente alle
decorazioni e un grande specchio inclinato a 45 gradi riflette l'immagine a terra su un piano verticale,
dando l'illusione di una facciata reale e la sensazione che la legge di gravità non esista più.
Le installazioni proseguono nelle sale al piano terra di Palazzo Reale.
Elevator Pitch (2011) invoca il tipo di scenari fantastici che un protagonista potrebbe affrontare in un
racconto di Jorge Luis Borges. Anonime porte d'ascensore costruite in una parete che sembravano
abbastanza irrilevanti fino a quando non si sono aperte accompagnate dal ripetitivo, caratteristico rintocco,
vera allegoria della circolarità della vita. l'apertura delle porte svela una cabina piena di passeggeri di
ogni tipo, impegnati in situazioni diverse, disinteressati alla nostra presenza rendendo il nostro sguardo
invisibile; nessuno scende, nessuno sale, il rapporto con la vita degli altri è solo apparentemente prossimo.
poiché a ciascuna opera è stata riservata una propria stanza nella galleria, queste dialogano direttamente
con l'architettura, operando al meglio come distorsioni spaziali di rimando metafisico.
Window Captive Reflection (2013) rappresenta la routine e l'atmosfera statica all'interno di un atelier,
sovrapposta a vedute della vegetazione esterna. La giustapposizione di un doppio riflesso, in cui si
percepiscono i dettagli dello spazio interno unito all'ondeggiare degli alberi del giardino, richiama la
memoria che il vetro contiene. ciò che si vede, insieme a ciò che si percepisce, pone lo spettatore di fronte
a uno spazio �altro" che imprigiona nel riflesso non solo immagini ma anche il tempo. Associare dualismi
opposti, come uno stato di riflessione con uno stato di azione, è caratteristico del linguaggio di Erlich. Ma
sono condizioni solamente apparenti.
The Cloud (2018): una delle tendenze dell'umanità è quella di cercare di aggiungere ordine e forma a ciò che non c'�, come nel caso delle stelle disposte a caso e organizzate in costellazioni. Disorientamento e
smarrimento percettivo sono caratteristiche costanti dell'opera di Erlich, che si "diverte" a creare immagini
che scatenano nell'osservatore sensazioni illusorie. Quasi a voler catturare l'impalpabile, Erlich presenta
diverse nuvole che fluttuanti in imponenti vetrine come in un gabinetto di curiosità. Allo stesso modo, fin
dall'antichità abbiamo immaginato varie forme nelle nuvole, che cambiano continuamente, intraprendendo
attraverso le loro continue mutazioni un viaggio onirico. Una volta fuori, viene naturale alzare lo sguardo
e osservare il cielo che, secondo l'artista, con le sue luci, forme e colori condiziona la percezione che
ognuno di noi ha della propria città.
Rain (1999) fu realizzata per la prima volta in occasione della Biennale Whitney del 2000 a New York e
sfida ingegnosamente la convenzione accettata secondo cui solo all'aperto pu� piovere in modo
torrenziale. L'opera consiste in un falso esterno sotto forma di una messinscena realizzata con un muro
di mattoni e finestre, contro cui le gocce di pioggia ingegnerizzate si disperdono con forza, mentre i lampi
illuminano il cielo. Oltre al disorientamento, caratteristico dell'opera di Erlich, di vedere uno spazio esterno
dall'interno, l'opera genera strane e inquietanti sensazioni di malinconia e spavento radicate nella
condizione di una pioggia che non conosce soluzioni di continuità.
In Port of reflections (2014), tre barche sembrano galleggiare sull'acqua. In realtà, quest'installazione
utilizza un computer per calcolare il modo in cui una barca dondola sull'acqua, per poi ricrearne con
precisione l'aspetto e le movenze. Percepiamo l'opera in questo modo perché crediamo che una barca
sia qualcosa che galleggia sull'acqua. In questo modo, l'opera ci aiuta a capire quanto vediamo le cose
attraverso la lente dei nostri preconcetti e stereotipi. La "riflessione" del titolo va oltre la sua dimensione
sensoriale, stimolando un ragionamento sul rapporto tra immagine e realtà: come in opere quali Subway,
Global Express, El Avion, Port of Reflection ci ricorda che ci moviamo senza sosta, siamo sempre in
transito su una barca, allegoria del percorso di vita, come Ulisse nel suo ritorno a Itaca.
Chiunque abbia viaggiato su un volo notturno che attraversa più fusi orari ha probabilmente familiarità con
la sensazione di stasi e disorientamento associata al risveglio. Night Flight (2015) è così come El Avi�n
(2011) è induce questo senso di sogno riproducendo una veduta notturna della superficie terrestre dal
finestrino di un volo passeggeri. La meraviglia e annoiata inquietudine che accompagnano i lunghi voli,
vengono evocate attraverso questa simulazione convincente all'interno di un museo per generare un
momentaneo dubbio sul fatto che si stia vedendo o meno il vero panorama da chilometri sopra la superficie
terrestre.
Uno dei temi ricorrenti di Erlich è la persistenza di mondi nascosti dietro la facciata comune e a volte
insipida della normalità. Come spesso avviene, al primo sguardo The View (1997-2005) non offre nulla di
più insolito di un paio di finestre adiacenti alla cucina, con le persiane semiaperte. Avvicinandosi e
scrutando attraverso le persiane, appare l'immagine della parete posteriore del condominio vicino. Siamo
in un'ora serale imprecisata e più di una dozzina di vicino stanno tutti svolgendo i loro vari rituali: vestirsi,
lavarsi, cucinare, mangiare o guardare la TV. Un voyeurismo tanto manifesto da creare l'illusione di una
sorveglianza continua. Tuttavia, l'illusione è così irresistibile da accendere l'esperienza di un piacere
proibito nell'osservare ciò che fanno i propri vicini senza il timore di essere colti sul fatto.
Ascensor (1995) e Lifted Lift (2019) sono ascensori che non salgono né scendono: spogliati delle loro
funzioni, la curiosità ci impone di scrutare all'interno, portandoci a una duplice combinazione di sorprese.
La prima è la vista verso il basso, che si estende all'infinito sotto il pavimento che induce la seconda, la
consapevolezza che questo spazio in realtà non possa esistere. Il mondo immaginario che Lift crea si
basa sull'idea che gli spettatori si aspettino in qualche modo, quando guardano al suo interno, di scorgere
un vano ascensore segreto che corre sotto il pavimento del museo: questàopera è la prova diretta che le
leggi della natura sono state momentaneamente sospese, permettendo alla percezione di prevalere sulla
logica. Ogni sorpresa �, a suo modo, un caso di spazio liminale che agisce per correggere o minare la
prospettiva dominante del momento: dalla realtà alla fantasia, o dall'illusione alla rivelazione.
In Global Express (2011), i paesaggi urbani scorrono oltre quello che sembra essere il finestrino di una
metropolitana o di un treno sopraelevato. Mentre osserviamo le immagini, possiamo percepire la cadenza
incalzante del viaggio, osservando una città iconica (Tokyo) trasformarsi senza soluzione di continuità in
un'altra (New York) e poi in un'altra ancora (Parigi). Global Express rivela i monumenti e i segni
architettonici che identifichiamo con ogni città. Intrecciati tra loro come un evento simultaneo,
sperimentiamo ciò che la tecnologia ci offre ogni giorno: la capacità di attraversare distanze impossibili in
millisecondi. Architetto dell'incerto, Leandro Erlich crea spazi dai confini fluidi e instabili. Il video ci lascia
la sensazione di aver fatto un viaggio unico, in cui più metropoli si fondono in un unico reel globale.
Lost Garden (2013), sfruttando l'architettura dello spazio, consiste in una costruzione triangolare con due
finestre sulla facciata e un giardino al suo interno. Nelle parole dell'artista, Lost Garden (2009) aspira a
creare profondità nell'esperienza banale degli spazi quotidiani, suggerendo uno stato di nostalgia
permanente. Come in altre opere di Erlich, lo spettatore è intrappolato in un gioco di percezione scultorea
e di trompe l'oeil, perfino quando l'aspetto esterno dell'opera contraddice ciò che percepiamo del suo
interno. Il riferimento del titolo a "ciò che è perduto" contrasta con l'immagine idilliaca e paradisiaca del
giardino, trasformando l'opera in una metafora del desiderio di recuperare e immortalare il passato.
Changing (2008). Quando il pubblico entra nel camerino elegantemente arredato, trova gli specchi figura
intera installati su tre lati. Ma questi specchi si estendono in lontananza creando spazio, piuttosto che
mostrare il nostro riflesso. Entrate nello spogliatoio e scoprire che è collegato a un altro spogliatoio in
fondo che magari riflette la vostra immagine attraverso altri specchi. Si potrebbe persino incontrare uno
sconosciuto che appare improvvisamente nello specchio di uno spogliatoio vicino. Attraverso questo gioco
di illusioni e vuoti, i camerini proliferano come un labirinto dai confini indefiniti. La confusione e la paura di
perdersi si dissolvono a favore della meraviglia dell'incontro. Proprio come Alice che si perde nello
specchio e non è più in grado di distinguere tra questo e quell'altro lato dello specchio, tra s� e l'altro, noi
ci perdiamo in un labirinto intrecciato di non uno, ma ben 30 spogliatoi.
Staircase (2005) sembra una scala a chiocciola a grandezza naturale, compresa la tromba delle scale, e
poi ruotata di 90 gradi. Sebbene lo spettatore stia guardando un'opera d'arte in verticale dal pavimento,
viene colto dall'illusione ottica di sbirciare in una tromba delle scale rivolta verso il basso. Le altre persone
sulle scale possono essere viste guardando di lato, non verso l'alto, il che rafforza ulteriormente
un'esperienza dai tratti inquietanti. Con quest'opera, che elimina il ruolo di una scala per far salire e
scendere le persone, Erlich libera la struttura architettonica dalla sua funzione originale, trasformandola
attraverso la sua sovversione percettiva, in un'opera d'arte autonoma.
Una delle prime sculture video di Erlich è Subway (2009) dove immagini in movimento introducono
un'ambientazione virtuale, uno spazio altro trasportato in galleria. Come El Avi�n e Global Express
(entrambi del 2011), questa installazione invoca il ritmo ipnotico del viaggio e del transito ma la funzione
delle immagini è meno narrativa a favore di un'illusione spaziale: Le sequenze audiovisive, spesso mute,
sono regolate secondo i parametri della verosimiglianza cinematografica, perché è questo che ce le fa
percepire come realistiche. Una sorta di temporalità ciclica e ripetitiva in cui l'interesse per la progressione
delle immagini inizia a dissolversi come per esempio in Elevator Pitch (2011).
Traffic jam - Order of importance (2018) presenta una veduta di sculture ricoperte di sabbia di auto e
camion, disposte in modo tale da assomigliare a un ingorgo nel tentativo di sensibilizzare l'opinione
pubblica sulla crisi del cambiamento climatico. Due file di veicoli divise da uno spartitraffico dove la
maggior parte dei veicoli è parzialmente sepolta nella sabbia, per dare l'impressione di essere sommersa
- un riferimento all'innalzamento del livello del mare causato dal riscaldamento globale. "Il cambiamento
climatico e le sue conseguenze non sono più una questione di prospettiva o di opinione", ha dichiarato
Erlich. "La crisi climatica è diventata un problema oggettivo che richiede soluzioni immediate�. Come
un'immagine di una Pompei contemporanea o una reliquia del futuro, l'opera allude anche alla nostra
fragile posizione nel grande equilibrio universale.
Classroom (2017) è una installazione interattiva che pone il pubblico di fronte a due stanze di proporzioni
identiche divise da un vetro. La prima stanza è disadorna e tematicamente neutra, con semplici panche
scure che invitano a sedersi, ma la stanza, dall'altra parte della finestra, è una minuziosa simulazione di
un'aula scolastica fatiscente, chiusa e congelata nel tempo. Quando gli spettatori entrano, si riflettono nel
vetro e appaiono come fantasmi nella stanza dall'altra parte. In questo modo, diventano come le
apparizioni del passato, un invito ad attingere ai propri ricordi personali e alla propria immaginazione per
tornare, da adulti, a una scena archetipica dell'infanzia. Mentre gli spettatori si godono l'atmosfera che
questa illusione evoca, si confrontano anche con una visione del futuro sollevata dai loro ricordi e dalle
loro storie d'infanzia, nonché con i problemi di calo della natalità e della popolazione con cui l'Occidente
si confronta oggi.
Hair salon (2017), sebbene sembri una ricostruzione di un salone da parrucchiere con specchi e sedie
ordinate, presenta delle sorprese. Alcuni specchi non mostrano i riflessi cosi come siamo abituati: non
vediamo noi stessi, ma piuttosto persone che non sono nemmeno presenti nella stanza, che ci guardano
disorientati quanto noi. In effetti, dall'altra parte di quello che pensiamo sia lo specchio c'� uno spazio
completamente diverso. Erlich fa leva sulla nostra aspettativa che lo specchio mostri il nostro volto, mentre
in realtà lo "specchio" è solo una cornice che separa un altro spazio vuoto, in un gioco percettivo di pieni
e vuoti comune all'artista.
Biografia
Artista contemporaneo argentino di fama mondiale, Leandro Erlich realizza opere che utilizzano illusioni
ottiche ed effetti sonori per scuotere le nostre nozioni di senso comune. Sebbene ciò che il pubblico vede
possa sembrare a prima vista familiare, dalle grandi installazioni ai video, a un esame più attento si rivela
una sorprendente e inquietante deviazione dall'ordinario, sotto forma, ad esempio, di una barca che
galleggia in assenza di acqua o di persone sospese alla parete in varie pose.
Nato in Argentina nel 1973. Vive e lavora tra Parigi, Buenos Aires e Montevideo.
Le sue mostre hanno in tempi recenti battuto ogni classifica in termini di ingressi, indipendentemente dalla
geografia o dal tipo di istituzione: dal MORI Art Museum (Tokyo, 2017) che ha attirato più di 600.000
visitatori, all'HOW Art Museum (Shanghai, 2018), fino a Liminal, la grande mostra antologica al MALBA
(Buenos Aires) vista da più di 300.000 persone; in occasione di The Confines of The Great Void al CAFAM
(Central Academy of Fine Arts, Pechino), il principale museo cinese, Erlich è diventato il primo artista non
cinese a occupare l'intero spazio espositivo fino alla retrospettiva attualmente in tourn'e in Brasile (CCBB
Belo Horizonte, Rio de Janeiro, San Paolo). Nel dicembre 2022, una nuova versione di Liminal, prima
mostra antologica negli Stati Uniti, è stata inaugurata al PAMM di Miami, dove sarà esposta fino al
settembre 2023.
Erlich ha iniziato la sua carriera professionale a 18 anni con una mostra personale presso il Centro Cultural
Recoleta di Buenos Aires e, dopo aver ricevuto diverse borse di studio (El Fondo Nacional de las Artes,
Fundaci�n Antorchas), ha proseguito gli studi al Core Program, una residenza per artisti a Houston
(Glassell School of Art, 1998) dove ha sviluppato le celebri opere Swimming Pool e Living Room. Nel 2000
ha partecipato alla Biennale di Whitney con Rain e nel 2001 ha rappresentato l'Argentina alla 49� Biennale
di Venezia con Swimming Pool, un'opera emblematica che fa parte della collezione permanente del 21st
Century Museum of Art di Kanazawa (Giappone) e del Voorlinden Museum (Paesi Bassi).
Erlich è stato insignito di numerosi premi critici di livello internazionale, tra cui Il Roy Neuberger Exhibition
Award (NY, 2017), la Nomination per il Prix Marcel Duchamp (Parigi, 2006), il Premio UNESCO (Istanbul,
2001), il Premio Leonardo (Museo Nacional de Bellas Artes, Buenos Aires, 2000), il Fondo Nacional de
las Artes (Buenos Aires, 1992).
Le sue opere sono presenti in molte collezioni private e pubbliche, tra cui The Museum of Modern Art,
Buenos Aires; The Museum of Fine Arts, Houston; Tate Modern, Londra; Mus�e National d'Art Moderne,
Centre Georges Pompidou, Parigi; 21st Century Museum of Art Kanazawa, Giappone; MACRO, Roma;
The Jerusalem Museum; FNAC, Francia; Ville de Paris et SCNF, Francia; Voorlinden Museum, Paesi
Bassi; MUSAC, Spagna.
Informazioni utili per la visita
Orari: da martedì a domenica dalle 10.00 alle 19.30. Giovedì apertura prolungata fino alle 22.30 (ultimo ingresso un'ora prima
della chiusura). Lunedì chiuso.
Biglietti: open € 17, intero € 15, ridotto € 13.
Telefono:
+39.02.92800375
Sito web: Palazzo
Reale |