
Icarus. Yukinori Yanagi - Pirelli HangarBicocca, Via Chiese 2 - Milano
(Foto: Yukinori Yanagi
EC Flag Ant Farm, 1992
Formiche, sabbia colorata, scatole di plastica, tubi e
condutture di plastica
13 scatole, 32 x 48 cm (ciascuna)
Veduta dell'installazione, Galleria Ghislaine Hussenot,
Parigi, 1992
Foto YANAGI STUDIO
Collezione Benesse Holdings, Inc., Okayama )
Mostra in corso dal 27 marzo al 27 luglio 2025
Pirelli HangarBicocca presenta la prima grande antologica in Europa dedicata alla pratica artistica di Yukinori Yanagi: un’ampia selezione di opere iconiche risalenti agli anni novanta e duemila insieme a lavori più recenti.
Comunicato stampa della mostra Icarus. Yukinori Yanagi
Dal 27 marzo al 27 luglio 2025 Pirelli HangarBicocca presenta “ICARUS”, la prima grande
antologica in Europa dedicata alla pratica artistica di Yukinori Yanagi: un’ampia selezione di
opere iconiche risalenti agli anni novanta e duemila insieme a lavori più recenti. I visitatori
potranno percorrere le traiettorie imprevedibili create dall’opera dell’artista giapponese.
Yanagi ricontestualizzerà alcune delle sue installazioni più significative e monumentali negli
spazi ex industriali di Pirelli HangarBicocca innescando una riflessione, più che mai attuale,
sui temi del nazionalismo, delle dinamiche governative e sugli aspetti paradossali delle
società contemporanee.
Yukinori Yanagi (Fukuoka, 1959) vive e lavora sull’isola di Momoshima in Giappone, lontano dalla
scena pubblica, pur rappresentando uno dei più influenti artisti giapponesi contemporanei. Invitato
nel 1993 alla sua prima rassegna internazionale, la 45. Biennale di Venezia, presenta centosettanta
bandiere di sabbia colorata sgretolate giorno dopo giorno dal lavoro incessante di migliaia di
formiche vive. Yanagi torna in Italia con una grande mostra dopo trentadue anni.
Noto per l’esplorazione di temi complessi legati alla sovranità, alla globalizzazione e ai confini, che
indaga attraverso installazioni site-specific di grandi dimensioni, l’artista si addentra sovente nella
storia giapponese, confrontandosi tuttavia con tematiche universali legate al nazionalismo e
all’impatto della modernizzazione e della tecnologia sulla società. Il suo modus operandi evoca gli
intricati sistemi di immagini simboliche e i preconcetti di oppressione politica e nazionale, sfidandone
la stasi e dissolvendoli in forme organiche per natura intrinsecamente mutabili.
Dal 1988 al 1990 Yanagi studia alla Yale University dove è allievo di Vito Acconci e Frank Gehry e
in questo periodo si avvicina alle esperienze concettuali. Lascia poi gli Stati Uniti nel 2000 per tornare
in Giappone dove porta avanti la sua pratica artistica mantenendo come concetto ricorrente “il
vagare come condizione permanente” (“wandering as a permanent position”). Il paradosso richiama
l’idea di movimento e cambiamento costante – spesso suggerito nella sua opera da materiali organici
e viventi – che allo stesso tempo si misurano con la permanenza e la stabilità di immagini simboliche
fisse e apparentemente immutabili.
“ICARUS” è il titolo della mostra di Yukinori Yanagi a cura di Vicente Todolí con Fiammetta Griccioli
che raggruppa un corpus di lavori che ripercorrono la carriera dell’artista nelle Navate e nel Cubo di
Pirelli HangarBicocca. Il titolo rievoca il mito greco di Icaro e Dedalo che funge come avvertimento
e invito a riflettere sull’arroganza umana nata dall’eccessiva fiducia riposta nella tecnologia.
Avvicinandosi troppo al sole (inteso come metafora dell’energia nucleare), Icaro diviene infatti
responsabile della sua caduta. La narrativa espositiva presenta continue dualità, creando un dialogo
tra passato e presente, distruzione e rinascita, realtà e fantasia, materia e simbolismo, movimento
e permanenza. L’idea di trascendere i confini fisici rappresentati da elementi come container, barili
ed altri oggetti utilizzati per i sistemi di trasporto, diventa una metafora per l’interconnessione globale.
Alcune delle opere provocatorie multimediali di Yanagi sono state ispirate da icone pop che hanno
influenzato l’immaginario collettivo e la coscienza globale negli anni sessanta. I personaggi Godzilla
e Ultraman, emblema della fusione tra cultura popolare e industria, sono protagonisti di opere come
Banzai Container (2025) esposta nella mostra di Pirelli HangarBicocca. Yanagi ricorda, “[quando
ero bambino] amavo i programmi TV e i film con gli effetti speciali del tempo come Ultra-Q, Ultraman
e Godzilla. Questi show affrontavano tematiche quali la radiazione atomica, l’inquinamento
ambientale, il diritto alla difesa di sé stessi e la discriminazione. Hanno avuto un grande impatto sul
mio subconscio da bambino”. Parte integrante del suo lavoro è anche il riferimento a momenti storici
significativi tra i quali la bomba atomica su Hiroshima, che ha lasciato impronte indelebili e tragiche
nella memoria storica giapponese e globale, e di cui ricrea una replica in ferro intitolata Absolute
Dud (2007). In questa forma materica la bomba non ha più un potenziale di distruzione, ma si
presenta come memoria fisica delle conseguenze della guerra e dell’abuso di potere in nome del
progresso.
La mostra si apre con l’opera Project God-zilla 2025 - The Revenant from “ El Mare Pacificum”
(2025). Al centro di un accumulo di detriti e oggetti di scarto, pezzi di acciaio, di legno, componenti
di macchine e sacchi di sabbia, viene proiettato il grande occhio di Godzilla, mostro creato e
potenziato dall’energia nucleare. Richiamando il personaggio pop del cinema giapponese, l’opera fa
riferimento all’impatto ambientale causato dall’utilizzo di armi nucleari creando uno scenario post
apocalittico, che evoca un senso di distruzione di massa e sottolinea la vulnerabilità della natura e
dell’uomo. L’opera monumentale sarà in dialogo con Article 9 (1994), composta da diverse strutture
neon disperse nell’ambiente espositivo che si accendono e spengono a intermittenza. I visitatori
sono invitati a mettere insieme parole, frasi e frammenti in giapponese dal colore rosso luminoso
che, quando riposti nell’ordine corretto, recitano il testo dell’articolo 9 della costituzione giapponese.
Nella clausola, aspirando a una pace internazionale, viene fatta rinuncia per sempre alla guerra e
all'uso della forza per risolvere le controversie con altre nazioni.
Lo spazio centrale delle Navate sarà riempito dal monumentale labirinto di Icarus Container 2025
(2025), composto da diversi moduli di container e connesso a una torre posizionata fuori dall’edificio
che permetterà alla luce naturale di entrare. I visitatori potranno addentrarsi in questo dedalo
incontrando lungo il percorso versi del poema “Icarus” estratto dal saggio autobiografico del celebre
poeta Yukio Mishima intitolato “Sole e acciaio” (1968), incisi su specchi che creano un gioco di riflessi
costanti. Ispirandosi al mito di Icaro e Dedalo dell’Antica Grecia, come il titolo della mostra,
l’esperienza immersiva esplora le conseguenze della hybris umana e dell’ossessione per
l’avanzamento tecnologico, suscitando un senso di disorientamento nel visitatore.
Il percorso espositivo continua con Hinomaru Illumination 2025 (2025), un’installazione neon della
bandiera giapponese che si riflette in uno specchio d’acqua. Il simbolo dell’hinomaru, letteralmente
“cerchio del sole”, si disperde nel liquido. In questo modo, l’artista inserisce, ancora una volta, una
componente dinamica e mutevole per contestare la stabilità del simbolo stesso.
Infine, il Cubo ospiterà il celebre lavoro The World Flag Ant Farm 2025 (2025), che ha ottenuto un
riconoscimento internazionale vincendo il premio “Aperto 93” in occasione della 45. Biennale di
Venezia. L’opera è composta da duecento bandiere che rappresentano i 193 Stati riconosciuti dalle
Nazioni Unite e 7 stati che non sono membri delle Nazioni Unite come Taiwan, Tibet e Palestina. Le
bandiere sono realizzate con sabbia colorata meticolosamente collocata in scatole trasparenti di
Plexiglas. Le scatole sono collegate da tubi di plastica in cui migliaia di formiche creano percorsi
trasportando granelli di sabbia da un box all’altro e dissolvendo lentamente i confini e le bandiere,
simboli di identità nazionale. Il percorso delle formiche sottolinea ironicamente la fragilità di questi
simboli trasformando le forme statiche in un’immensa e attiva “fattoria di formiche”, come suggerisce
il titolo dell’opera.
L’artista
Yukinori Yanagi ha esposto presso numerose istituzioni di primo piano, fra cui Tsunagi Museum,
Kumamoto (2019); Bank-ART 1929, Tokyo (2016); Inujima Art House Project, Okayama (2010);
Inujima Seirensho Art Museum, Okayama (2008); Fukuoka Art Museum (2005); Hiroshima City
Museum of Contemporary Art (2000); University Art Gallery, University of California, Irvine (1998);
Chisenhale Gallery, Londra, Beaver College Art Gallery, Philadelphia, Fabric Workshop and
Museum, Philadelphia (1997); Capp Street Project, San Francisco (1996); Queens Museum of Art,
New York, Kirin Plaza Osaka, Wadsworth Atheneum Museum of Art, Hartford, University Art
Museum, University of California at Santa Barbara (1995); Naoshima Contemporary Art Museum,
Giappone (1992); Los Angeles Contemporary Exhibitions – LACE (1991).
Le sue opere sono anche state incluse in numerose mostre collettive, quali Setouchi Triennale,
Giappone (2022); Diriyah Contemporary Art Biennale, Arabia Saudita (2021); 21. Biennale of Sydney
(2018); Yokohama Triennale, Giappone (2017); Busan Biennale, Corea del Sud (2016); Liverpool
Biennial (2012); Fukuoka Triennale, Giappone, Gwangju Biennale (2002); Whitney Biennial, New
York (2000); Biennale de Lyon (1997); Asia-Pacific Triennial, Brisbane (1996); Nagoya International
Biennial, Giappone; Biennale di Venezia (1993).
Progetti su larga scala realizzati dall’artista in Giappone
A partire dagli anni 2000, Yanagi inizia ad allontanarsi dalle dinamiche di mercato che caratterizzano
l’arte contemporanea, come ricorda, “sentivo che c’era qualcosa di insidioso nell’economia
americana che si stava espandendo rapidamente mentre il divario tra ricchi e poveri aumentava,
così ho chiuso il mio studio a San Francisco e me ne sono andato dagli Stati Uniti”. Ritorna così in
Giappone per dedicarsi a progetti duraturi e su larga scala su alcune isole a sud della penisola
nipponica con l’obiettivo di trasformarle interamente in un’opera d’arte. L’artista crea opere che
hanno un impatto decisivo e reale sulla società che le accoglie, distanziandosi dalle dinamiche del
sistema dell’arte e focalizzandosi sui bisogni del contesto in cui opera. Come spiega l’artista, “il
concetto guida è l’incontro con la vita quotidiana degli abitanti dell’isola che vivono in un paesaggio
che include l’arte così come gli dei tradizionali. L’obiettivo comune è quello di rivitalizzare la
comunità”. Il suo fascino per le zone inaccessibili e geograficamente remote lo aveva già portato nel
1996 a sviluppare un progetto site-specific sull’isola di Alcatraz, nel celebre penitenziario americano
al largo di San Francisco. In quell’occasione, Yanagi aveva creato diverse installazioni riflettendo
sulla definizione dei confini e sulla comprensione dello spazio come un processo di creazione
identitaria.
L’artista sviluppa progetti d’arte pubblica su larga scala volti a dare nuova vita a spazi abbandonati.
Uno dei più ambiziosi è l’Inujima Seirensho Art Museum, un’ex-raffineria di rame trasformata
dall’artista nel 2008 in un museo alimentato da energia rinnovabile e al cui interno si trovano diverse
sue installazioni permanenti a Inujima, Okayama, isola che era destinata a diventare una discarica
di rifiuti industriali.
Nel 2012 Yukinori Yanagi fonda Art Base Momoshima, un centro d’arte sulla piccola isola di
Momoshima, al centro del Mare Interno di Seto, isola sulla quale attualmente l’artista risiede,
rigenerando e trasformando una ex-scuola media e un cinema degli anni cinquanta in un museo
d’arte contemporanea, che espone le sue opere insieme a quelle di altri artisti da lui stimati.
Progetto su larga scala che l’artista sta realizzando in Corea
Nel 2025 verrà realizzato il progetto di Yukinori Yanagi chiamato Anjwa-Do Project sull’isola di
Anjwa, in Korea che prevede l’apertura di un museo fluttuante dedicato all’opera della artista e
disegnato da YANAGI + ART BASE, un team collaborativo guidato da Yanagi. Architettura e arte
confluiranno in questo progetto che prevede la creazione di sette cubi fluttuanti di diverse dimensioni
che rappresentano le isole della provincia di Jeollanam-Do e, allo stesso tempo, il numero di
continenti presenti sulla terra. I lavori, collegati alla storia della penisola coreana, creeranno un
ambiente onirico e disorientante in cui spazio e tempo si perderanno nei riflessi nell’acqua.
Catalogo
La mostra sarà accompagnata da una monografia pubblicata da Marsilio Editori che esplorerà le
tematiche ricorrenti che hanno influenzato il percorso di Yukinori Yanagi, approfondendo le influenze
e gli sviluppi della sua pratica nel corso della carriera. Il volume includerà saggi di studiosi e critici
internazionali, tra cui la curatrice Mami Kataoka e la storica dell’arte Reiko Tomii, oltre a una
conversazione tra Yanagi e Vicente Todolí e Fiammetta Griccioli, curatori della mostra in Pirelli
HangarBicocca. Il libro raccoglierà, per la prima volta, tutti i progetti architettonici più ambiziosi
realizzati dall’artista dal 2008 fino ad oggi. Saranno inoltre presenti schede dettagliate dedicate alle
opere esposte, redatte da studiosi e arricchite da una selezione di immagini storiche.
Informazioni utili per la visita
Orari:
da giovedì a domenica dalle 10.30 alle 20.30 (ultimo ingresso ore 19.30).
Biglietti: ingresso gratuito.
Sito Web: Pirelli HangarBicocca |